45 45s at 45: MY EVER CHANGING MOODS – THE STYLE COUNCIL, 1984 (8/45)

Come scintille elettriche che scuotono senza fare male, così la scarica di note della chitarrina di Paul Weller nel riff di My ever changing moods accese la fase più importante dell’adolescenza, dopo i 16 anni. La musica diventò sempre più fondamentale e la scoperta della radio e delle riviste musicali spalancò percorsi in direzioni che nemmeno immaginavo. Sotto il dominio dell’edonismo e del disimpegno con cui vengono descritti gli anni ’80, si muovevano mondi musicali contrapposti e vivacissimi che raramente affioravano in superficie, ma che continuano ad influenzare le generazioni successive.

Solo in quegli anni poteva succedere che un musicista di appena 24 anni, esploso in piena era punk con i Jam, si sentisse già pienamente maturo ed in grado di affrontare tutta la black music, dal soul al jazz, dal funky al rap, con una svolta radicale dall’energia mod del trio chitarra-basso-batteria alla varietà di stili e arrangiamenti di Café bleu e Our favourite shop. E con una cura per i contenuti di socialismo ultra-cool trasmessi nella grafica, nei testi e nelle note di copertina (il Cappuccino Kid…), oggi semplicemente inimmaginabile.

A quell’età, quando gli ever changing moods sono la tua caratteristica principale, hai trovato il tuo nuovo centro di gravità musicale. Qualche mese dopo comprai Snap!, la doppia raccolta dei Jam, e Paul Weller divenne uno dei pochissimi eroi veri della mia vita.

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