L’orgoglio di essere nati in provincia. L’amore per la propria piccola città. Segno di saggezza o sentimentalismo ridicolo? Dipende da chi maneggia la materia. E comunque, sempre meglio del cliché opposto: fa tutto schifo, andiamo via e non voltiamoci indietro.
Small town mi arrivò a 18 anni dritta in faccia, col suo messaggio chiaro e forte.
I was born in a small town
And I can breathe in a small town
Gonna die in this small town
And that’s prob’ly where they’ll bury me
Non so se c’è una canzone più Americana di questa. Adoro il modo in cui inizia: giù chitarra e rullante perfettamente allineati, parte il giro di accordi più elementare, entra la voce del “Coguaro” e in cinque secondi ci sei dentro e vorresti non finisse mai. La band di Mellencamp in quegli anni era l’essenza del rock’n’roll: la E Street Band è a un altro livello, ma le canzoni di Scarecrow suonavano come la perfetta formula magica dell’American music: John Fogerty + Tom Petty x Rolling Stones : Bob Dylan…
Ho dischi di tutti i tipi, sono passato attraverso il grunge e il rap, mi sono innamorato della jungle e del trip-hop, ho seguito l’indie rock inglese e americano dagli anni ’80 ad oggi, e non mi pento di nulla. Ma le mie radici sono queste, a queste radici sono tornato sempre. Orgogliosamente (e letteralmente): oh Lord, I’m stuck in Lodi again…
Certo, pochi luoghi possono vantare una citazione in una canzone dei CCR, ed è giusto dunque andarne orgogliosi. La domanda è: può Small town, con quei suoni, quel testo, quel video, piacere (anche) a un cittadino fatto e finito? Può, può. Mi verrebbe da dir di sì. Anche se – sono proprio a scommetterci – non nello stesso modo, non proprio in quel modo. Quello, solo a Lodi.