Questo album dalla grafica minimale e deliziosamente vintage (richiamo affettuoso ai ’60s, appunto gli anni d’oro della Tv in Bianco e Nero) è l’antologia più nota (si fa per dire) di questa band simbolo delle origini dell’indie rock inglese. La loro musica era in anticipo di qualche anno sul suono che ha caratterizzato la seconda metà degli anni ’80 e che ha dato l’imprinting a tutte le generazioni seguenti, fino agli Arctic Monkeys, o a chi volete voi di più recente (e a cui io non sto più dietro…).
Per qualcuno avrebbero meritato loro il destino glorioso toccato agli Smiths. Ma il punto è proprio questo: ci sono molte band brillanti, con personalità originali e intelligenti come il leader Bid e il chitarrista Lester Square (pseudonimo strepitosamente londinese), ma le qualità per cambiare la Storia sono più rare e imponderabili, soprattutto quando interviene il misterioso intreccio di contatti che porta un giorno un Johnny Marr a suonare alla porta di un Stephen Patrick Morrissey…
Qui ci sono singoli e session radiofoniche dei loro primi anni (il Cd che ho trovato a 5€ da Metropolis è del ’91, ma la raccolta uscì originariamente nell’83) ed è una sequenza fantastica di belle canzoni pop con chitarre e arrangiamenti freschi ed interessanti anche a distanza di 30 anni. Pop inglese svelto e nervosetto, con un po’ di deviazioni psichedeliche e qualche deragliamento Fall che tengono alta la tensione. Un piccolo paradiso per indie-nerds 40 something, con la voce di John Peel che spunta ogni tanto con brevi frammenti di presentazione, rendendo le canzoni ancora più memorabili.
Per chi l’ha vista, la Tv in Bianco e Nero, e per chi potrà vederla solo su You Tube…