25 25 (+1) after 89 – PRIMAL SCREAM – PRIMAL SCREAM (22/25)

primal

Mentre riascolto Gimme gimme teenage head sul passante Saronno-Lodi, nonostante gli auricolari a volume quasi max, mi entrano nelle orecchie le voci di una classe intera (probabilmente una seconda superiore) stipata tra la scala della parte alta del vagone e lo spazio davanti alla porta. Tornano da Expo e l’eccitazione e gli ormoni li fanno parlare più forte del rock’n’roll ruvido dei Primal Scream del secondo album.

Voglio anch’io, vogliamo ancora quello che chiedeva Bobby Gillespie? Una Testa Da Teenager? È questa roba che sta vociando alle mie spalle? Non stiamo a dilungarci su come l’adolescenza di oggi sia radicalmente diversa da quella di questi qua: accordiamoci sul fatto che almeno una metà delle rivendicazioni generazionali e dei luoghi comuni di noi vecchi tromboni sia la verità. E allora diciamolo forte e chiaro: la nostra Testa Da Teenager era una cosa completamente diversa. Completamente. Però la domanda rimane: la vorrei ancora la mia Teenage head?

I Primal Scream avevano fatto un primo album sublime. Davvero: doveva succedere a loro quello che sarebbe successo poco dopo agli Stone Roses. Invece persero tutto in una volta: contratto con la Wea e pole position tra le indie band. Nell’89 Bobby Gillespie aveva già 27 anni, che negli anni 80 erano già una certa età, che se non eri salito ancora sul treno giusto quasi sicuramente non ce l’avresti fatta mai… Misero insieme quest’album stranissimo, pieno di difetti, secondario rispetto ai dischi più importanti della loro discografia, ma al quale io sono affezionatissimo. Amato proprio per i suoi difetti, un grande, orgoglioso, meraviglioso chissenefrega & vaffanculo.

I pezzi più potenti e melodici dei Ramones e le ballate più malate e struggenti dei Rolling Stones: letteralmente e strettamente questo, nient’altro. Per qualcuno può essere il grado zero di originalità, e così legittimamente decidere di passare oltre. E invece è il sovraccarico momento di sospensione prima del Big Bang. I Primal Scream scintillanti degli anni ’90, la band passata alla storia per aver inventato la combinazione perfetta tra rock e dance, il gruppo più ferocemente alla ricerca del Futuro, nascono da questa brevissima raccolta di artigianato rock’n’roll povero ma bello. Personaggi bruciati, disperatamente alla ricerca della loro identità, che si attaccano con tutta la dedizione possibile ai basics della loro vita musicale. Perché è così, e sarà sempre così: per trovare il tuo futuro devi partire dal tuo passato.

È l’inspiegabile magia di I’m losing more than I’ll ever have. Una delle canzoni della vita subito dal primo ascolto. Prima ancora di sapere che da lì sarebbe partito il missile di Loaded e la nostra generazione di sfigati si sarebbe ritrovata in orbita, tutti bellissimi navigatori di stelle anche senza muoverci dai nostri buchi di provincia. Un arpeggio di chitarra ed una voce che si adagiano sull’anima come un pezzo di te che ritorna perfettamente al suo posto. Una canzone triste, dura, spaccacuore, per stare male. E stare male non è mai stato così bello. Mai più.

Era bellissima già così. Poi ci fu appunto il flash ultra psichedelico di riconoscerla nell’ultra groove di Loaded. Ma il suo posto vero rimane in mezzo a queste psychocaramelle al gusto di CBGB’S e di Beggar’s Banquet, melodiche e indimenticabili come le hit di Deejay Television, la Dark side del Pop che poteva essere e non è stato. Anzi, che sarebbe arrivato, molto meno Dark e più Pure and Perfect, a un certo punto degli anni 90, quando però avevamo anche noi un’altra età…

Ivy Ivy tu mi distruggi. Sei solo pelle morta per me. Voglio urlare voglio gridare quando vedo il tuo sorriso elettrico non credo in Dio o nel Peccato Originale voglio solo toccare e assaggiare la tua pelle quando ti guardo mi viene il blues del vampiro dai baciami via i miei giorni più scuri. Sei davvero troppo Dark per importartene.

Nobody can help you when you’re this far down
Nobody can help you when you’re this far down
Nobody can help you
Nobody can help you
Nobody can help you when you’re this far down
No one but you
Nobody but you
Nobody but you
Nobody but you

Wendy Wendy oh Wendy oh Wendy. Hai detto che uccideresti se servisse a cambiare il mondo. Come on, come on, come on, come on. Non ho bisogno della religione Gesù non può salvarmi io non prego nessuno tranne quella che amo.

And I say
Baby baby baby I love you
Baby baby baby I love you
Baby baby I believe in you

Correndo a perdifiato verso l’autodistruzione, i Primal Scream che dicevano di non credere in niente vennero salvati dal Rock’n’roll, nella più perfetta incarnazione del vangelo secondo Lou Reed. E si sono portati dietro molti di noi, qualcuno solo per qualche anno e qualcuno, come me, fino ad oggi. I Primal Scream sono tra i pochi dai quali, ancora adesso, mi aspetto nuovi Album Della Vita, come due anni fa con More light. Tra i pochissimi compagni di strada di questi 25 (+1) anni, ognuno col suo viaggio ognuno diverso, con cui possiamo condividere un’attitudine sana (It’s allright, It’s OK, You can do just what you want to), un po’ di rabbia quando serve e il senso del tempo: il dolore quotidiano per quello che perdiamo, che è sempre più di quello che mai avremo.

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