You and I – Jeff Buckley

JEFF-BUCKLEY-You-and-I

È giusto che i primi demo di Jeff Buckley siano diventati un conventional record?

Molti dei critici che stimo di più pensano di no. Per esempio Federico Guglielmi. Questo disco rischia di passare alla storia come una delle più brutte truffe del mercato delle ristampe e del materiale d’archivio. Perché Mary Guibert, la madre di Jeff, aveva già esagerato in passato ed aveva dichiarato che non sarebbero state pubblicate altre registrazioni. E soprattutto per la scorrettezza di confezionare e presentare questo prodotto come un album vero, con tanto di inedito assoluto. È un peccato. Sarebbe bastato scrivere la verità. The first Demos.

All’inizio del 1993 Jeff Buckley aveva appena firmato il contratto con la Columbia-Sony, ma non aveva idea di come cominciare a realizzare il suo primo album. Steve Berkowitz, il suo discografico, gli propose di registrare quello che gli passava per la testa in una sessione solo chitarra e voce presso lo studio Shelter Island Sound del produttore Steve Addabbo a New York. Lui si mise davanti al microfono e cominciò a fare una cover dietro l’altra, per 3 giorni 8 ore al giorno. In questo disco sono stati selezionati 10 dei brani messi su nastro, tra cui una acerba Grace ed il famigerato inedito Dream of You and I. La storia è questa e così andava presentata e raccontata: una raccolta di appunti, per cercare l’ispirazione ed individuare la propria voce.

Ma al netto di tutto, a me questa raccolta di demo piace molto. Soprattutto se lasciamo da parte proprio Grace e lo pseudo inedito, che in realtà è letteralmente un appunto messo su nastro: un accenno di frase melodica ed il racconto di un sogno, come per non dimenticarselo. Le 8 cover selezionate sono veramente l’incontro del talento grezzo di Jeff Buckley con l’arte della canzone. Conoscevamo già, certamente, il modo che aveva Jeff di entrare dentro le canzoni: a partire da Hallelujah, e poi nella Legacy Edition del Live at Sin-é (in cui eseguiva in pubblico alcune di queste cover insieme a molte altre). Ma qui, nella solitudine dello studio, si percepisce molto di più che questa musica, la struttura di questi brani, si era intrecciata con i filamenti del DNA trasmesso da Tim: queste canzoni sono parte di lui, e per arrivare a Grace doveva partire da qui. Dylan, il blues, i Led Zeppelin, gli Smiths… Senza di loro, oltre che senza Tim, non avremmo avuto Jeff Buckley.

Per cui, sì: è giusto che ci sia questo disco, ed è giusto comprarlo. Per me, dopo Grace, entra a far parte degli album postumi di Jeff da avere, insieme a Sketches for My sweetheart the drunk ed ai Live at Sin-é e Mistery White Boy. Viene prima di Songs to no one con Gary Lucas, anche se come storicità conteneva registrazioni antecedenti e con composizioni effettivamente inedite… Ma era molto più frammentario e dispersivo… Molto meno album.

Basta non pensare alla madre stronzetta, sostituire il titolo e saltare i due pezzi inutili. Ascoltare queste 8 canzoni, poco più di 40 minuti. Jeff Buckley da solo, che canta Just like a woman, Calling you, Night flight, The boy with the thorn in his side, I know it’s over… Quanto lo avresti pagato 20 anni fa, quando avevamo tutti la spina nel fianco e i dischi li ascoltavamo di più?

4 pensieri su “You and I – Jeff Buckley

  1. Sinceramente, la musica in sé ha il suo fascino, e per mille ragioni che hai, appunto spiegato. Ci voleva solo un po’ più di onestà nel presentare il prodotto, si doveva evitare l’imbroglio del cosiddetto inedito, magari lo si poteva non vendere a prezzo pieno.
    Però, finché ci sarà chi continuerà ad abboccare e comprare, avranno sempre ragione quelli che architettano simili nefandezze..

    • Hai ragione, e credo di averlo messo in evidenza anch’io… Che però consapevolmente abbocco, quando sotto la truffa c’è musica che mi interessa. Qui c’è questa figura imbarazzante della madre, ma il fascino della brevissima parabola artistica di Jeff (come di Nick Drake, o Syd Barrett) mi porta ad avvicinarmi comunque.

  2. Non nego che siano usciti dischi interessanti di musicisti morti però senza l’approvazione dell’autore mi sembrano poco più o poco meno che bootleg.
    Ovviamente al cuore del fan non si comanda però se non precisano cosa si trova nel disco è una truffa

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