Big hits (high tide and green grass) – The Rolling Stones

Big Hits

Non lo so se le avevo già tutte queste canzoni, ed eventualmente dove… La discografia dei Rolling Stones è molto più disordinata di quella dei Beatles, soprattutto se si parla di raccolte. Nella mia prima adolescenza musicale, ricordo un LP della collana della Storia del Rock di Curcio Editore, che Matteo aveva comprato forse per sbaglio e che trattenni per me insieme a qualche altro pezzo quando mi affidò tutti i suoi dischi per sbarazzarsene. E soprattutto una doppia cassetta (una rosa e una azzurra, maldestro tentativo di imitare la “rossa” e la “blu” dei Beatles) con 30 Greatest Hits presa all’Upim per 3.000 lire: una goduria che insieme a qualche altro pilastro sta alla base dei miei gusti musicali. Arrivava fino a Brown sugar e Wild horses (quindi il ’71 di Sticky fingers) e credo sia l’unica ad avere 6 Stones in copertina (quindi con Brian Jones e Mick Taylor). Big hits, invece, fu la loro primissima raccolta, pubblicata nel ’66 come sempre in versioni diverse per il mercato UK e per quello USA (questa qui).

Potrei scrivere la tracklist e finirla lì:

(I Can’t Get No) Satisfaction / The Last Time / As Tears Go By / Time Is on My Side / It’s All Over Now / Tell Me (You’re Coming Back) / 19th Nervous Breakdown / Heart of Stone / Get Off of My Cloud / Not Fade Away / Good Times, Bad Times / Play with Fire

Dunque, vediamo… Su 12 pezzi, 9 al millesimo ascolto mi mandano ancora fuori di testa come la prima volta (e gli altri 3 sono comunque prime scelte). La copertina è una delle più belle della loro carriera, la foto sulla riva del fiume e loro incazzosi girati di lato vai via dalla mia nuvola tutto finito adesso lacrime cuori di pietra esaurimenti nervosi nessuna soddisfazione. Perfetta.

Preso d’impulso e per sfizio a 5€ al Libraccio, tutto sommato si può mettere prima di Aftermath ad aprire la discografia base degli Stones (…Beggars, Letitbleed, Sticky, Exile… Giusto per scrupolo, eh? Poi, per chi come me vuole strafare, si può arrivare anche a Tattoo you…). Una collezione pazzesca di canzoni, messe insieme in meno di 3 anni; e anche adesso che ne hanno festeggiati 50, quasi tutte entrano sistematicamente in qualunque antologia venga pubblicata. Si potrebbe ascoltare in repeat per giorni e giorni, senza mai stancarsi; ogni volta lasciare ripartire Satisfaction e non sapere in che punto sia possibile fermarsi. E’ il rock’n’roll, è il tempo che passa ed è sempre dalla mia parte.

45 45s at 45: START ME UP – THE ROLLING STONES, 1981 (4/45)

La prima cosa che ho capito, quando a 13-14 anni è cominciata la mia passione per il rock, è stata: mi sono perso gli anni ’60. Ed anche i ’70. Cacchio (come si diceva a quei tempi)…

Chi, invece, li aveva vissuti, riteneva doveroso disilludere noi pischelli, assicurandoci che era tutto finito, e che i reduci dell’età dell’oro erano ormai vecchi, imbolsiti e decrepiti, incapaci di produrre più nulla di interessante. D’altra parte, John Lennon era stato ucciso, Bob Marley era morto, c’era appena stato il punk, no Elvis, Beatles or The Rolling Stones in 1977… Però intanto uscivano The wall, Rust never sleeps, Into the music, Lodger, Hotter than July, Peter Gabriel IV, Infidels…

Nell’81, Mick Jagger e Keith Richards avevano 38 anni. Gente famosa che ha 38 anni nel 2012: Kate Moss; Robbie Williams; Penelope Cruz; Leonardo Di Caprio; Victoria Beckham; James Blunt; Alanis Morissette; Ryan Adams; Laura Pausini 🙂

In 30 anni la percezione di “giovani” e “vecchi” si è clamorosamente spostata in avanti. E la cosa più interessante, forse, nel rock di oggi, sono proprio gli album degli artisti veramente vecchi, quelli che hanno passato i 60 o i 70.

E, comunque, Start me up era ancora 100% Rolling Stones… Cacchio!