45 45s at 45: WAKE UP – ARCADE FIRE, 2005 (42/45)

Quella sera da Ricordi in cima alla mia buy-list c’era Funeral degli Arcade Fire. Avevo letto giudizi favolosi da fonti molto diverse; era ancora la fase iniziale in cui gli Arcade Fire erano il nome nuovo più caldo dell’indie rock, ma invisibili per i media non specializzati. Lo avevo cercato inutilmente sotto la A e disperatamente sotto la F, nel caso qualche commesso incompetente avesse scambiato Funeral per il nome del gruppo e Arcade Fire per il titolo dell’album. Mi ci ero impegnato già da qualche minuto, per poi rassegnarmi ad acquisti meno “urgenti”.

Finito tutto l’ordine alfabetico, la sezione soul, quella folk e country, saltate quelle punk e metal, passati poi in rassegna velocemente i DVD, mi stavo addentrando nella enorme sezione dedicata ai libri sulla musica, quando su uno scaffale poco sotto l’altezza dei miei occhi, in mezzo a vari tomi sul jazz, apparve dal nulla.

Funeral degli Arcade Fire.

L’unica copia in tutto il Ricordi Mega Store (e forse in tutta Milano), lì in un posto dove non c’entrava un tubo, davanti a me, che desideravo quel disco più di ogni altro oggetto musicale.

Lo presi in mano come se fosse la cosa più naturale del mondo. Quel disco era lì per me, solo per me. Era fragrante come una focaccia calda di forno una mattina alle 5 dopo che sei stato in giro tutta notte. Era intonso ed invitante come un pacchetto di figurine quando te ne manca una per finire l’album. Avevo visto neanche mezzo video, ma già sapevo che sarebbe diventato uno dei miei dischi preferiti. E mi convinsi, una volta di più, che non sei tu che trovi i dischi, sono i dischi che trovano te.