45 45s at 45: I WILL SURVIVE – CAKE, 1997 (36/45)

Adoro le cover. Odio le cover band.

Negli anni ’80 si diffuse un po’ dappertutto, e con intensità particolare dalle mie parti, questo morbo mortale che da oltre 25 anni ha imposto l’equazione musica dal vivo nei locali = cover band, il cui risultato è l’impossibilità di generare qualsiasi tipo di movimento musicale. Il che è particolarmente triste per una cittadina che si chiama come una delle più belle canzoni dei Creedence.

Negli Stati Uniti, invece, c’è spazio per tutto e per tutti, per le scene epocali delle metropoli come New York, L.A., San Francisco, Seattle, Chicago e per i local hero che possono nascere in ogni piccola o media città. I Cake sono di Sacramento, il posto dove era ambientata La famiglia Bradford. Gli anni d’oro di questa serie Tv rimasta nel cuore della nostra generazione erano gli stessi in cui la disco-music ed il soft-rock dominavano le classifiche. I will survive è una di quelle canzoni così enormi che le conoscono tutti; funziona sia come riempipista per tutte le feste di tutte le epoche, sia come testo definitivo dell’orgoglio degli sconfitti in amore.

At first I was afraid, I was petrified…: uno degli incipit più memorabili ed universali, così perfetto da innalzare ad icona una delle grandi signore della disco e nello stesso tempo rappresentare le sfighe della nostra generazione di indie-alternativi. Oggi ci sono due I will survive: quella di Gloria Gaynor e quella dei Cake. Ed è il massimo che si possa fare con una cover: impadronirsi di una canzone e farla diventare un’altra cosa, pur restando sempre la stessa cosa.

I Cake sono dei musicisti brillanti, autori di canzoni ed album originali, in grado di spaziare tra stili e generi diversi. La loro I will survive è un capolavoro di interplay tra chitarra, basso e batteria, la melodia così familiare si trasfigura in un groove senza tempo, e l’aggiunta della tromba è un sigillo con cui si portano via definitivamente l’anima della canzone. Ma il motivo vero che me la fa amare è il phrasing di John McCrea, una performance da godere anche dopo centinaia di ascolti, la sublimazione di ogni singola parola del testo. Una per una schizzano in tutte le direzioni con durezza e malinconia, sarcasmo ed ironia. Me le sento suonare nella testa, in certi momenti, ed è il mantra più efficace per affrontare la parte difficile della vita con l’orgoglio distaccato di chi l’ha capito, una volta per tutte: I’ve got all my life to live, I’ve got all my love to give

7 pensieri su “45 45s at 45: I WILL SURVIVE – CAKE, 1997 (36/45)

    • Thank you. In ambito italiano, a te più familiare, il phrasing e’ una delle caratteristiche che fa la differenza tra i cantautori normali e i grandissimi: De Andre’, Dalla, De Gregori, Fossati… E poi Battisti.

    • Ciao Joyello, grazie alla recensione sul tuo blog mi sono riavvicinato a loro con l’ultimo album: bello, ma i livelli di Fashion nugget erano ben altri!
      Per coincidenza, qualche giorno fa leggevo la rubrica di Luca Bottura sul magazine del Corriere, dove per inciso dichiara che i Cake sono anche il suo gruppo preferito! Siete pochi ma buoni!

  1. Ricordo l’attimo di stupore quando, dalle casse del mio stereo nel quale Luca (ah, gli amici..) aveva infilato “una figata che devi assolutamente sentire”, uscì quella chitarra, quella voce, quella pronuncia (quel phrasing, apprendo ora: ah, gli amici ..), quelle parole .. “Ma, scusa, questa non è mica ..”.”Certo che è lei..”. Ma non era vero: non era lei, era un’altra: e da allora in poi ci sarebbe stata solo lei.

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