45 45s at 45: I AM THE BLACK GOLD OF THE SUN – NUYORICAN SOUL, 1997 (38/45)

Londra negli anni ’90 era un chiodo fisso. Lì vicina, desiderabile e raggiungibile, ad ogni viaggio i motivi per tornarci aumentavano, la musica sempre davanti a tutto. Nel ’97 ero nel pieno della mia fase “Pre-Millennium”, avevo una voglia paranoica di futuro e seguivo le mie piste tra i suoni di frontiera, allontanandomi dalle vie maestre del rock ma selezionando attentamente tra i suoni contaminati, quelle forme ibride dove si trovavano, più o meno evidenti, tracce e frammenti della mia cultura musicale; trip-hop, jungle, big-beat erano le coordinate principali tra le quali mi muovevo.

La botta più clamorosa, il disco che mi fece toccare il cielo con un dito realizzando la sintesi più perfetta di quello che andavo cercando, fu Dig your own hole dei Chemical Brothers. Una sequenza di canzoni congegnate con un’ispirazione ed una lucidità al massimo livello, quello dei capolavori che segnano un’epoca. Un concentrato così esaltante di genio, intelligenza ed urgenza espressiva da risultare impossibile da superare; l’onda lunga di questo fermento durò ancora pochi anni, ed andò rapidamente ad esaurire la sua spinta.

Per celebrare il mio trentesimo anno, feci uno di quei viaggi a Londra e decisi di andare a vedere da vicino le situazioni in cui nascevano e si sviluppavano questi suoni che mi appassionavano in modi per me nuovi. Al sabato andai alla serata Heavenly Social del Turnmills, dove per anni i due fratellini chimici avevano dettato legge con i loro dj-set, anche se adesso avevano passato il testimone ad altre dj-star affini ed in crescita. Per un paio d’ore mi sforzai di convincermi che ero entrato nel centro dell’universo; alla fine uscii un po’ perplesso quasi deluso, perchè a parte un’atmosfera di forte energia non avevo sentito nulla di veramente coinvolgente.

La serata memorabile che azzeccai, invece, fu grazie a Time Out, dove lessi che in un locale centralissimo si tenevano settimanalmente appuntamenti cult con la presenza a rotazione di dj raffinatissimi come Gilles Peterson e James Lavelle. Infatti non era una situazione di massa, ma un posto non molto grande e con un elevatissimo tasso di coolness. Non ricordo più il nome del club, ma ricordo benissimo lo stato di eccitazione che riuscì a darmi Gilles Peterson con la sua sequenza di brani.

I am the black gold of the sun mi avvolse come un tramonto su una spiaggia deserta, dando al corpo e all’anima uno stato di beatitudine, come riconciliato con una mia identità profonda: l’innocenza dell’infanzia, la purezza dei desideri più veri. C’è qualcosa in questa canzone che riesco a definire nelle sue caratteristiche stilistiche: il soul psichedelico che mischiava la black music con gli arrangiamenti più ricchi e la sensibilità freak della generazione Woodstock; la pulsante perfezione degli strumenti, con la tecnica che non degenera in virtuosismo; la modernità del suono, con i richiami del passato che si attualizzano e l’innesto del remix jungle che si integra perfettamente con i timbri naturali delle voci, del piano, della batteria; le parole cantate dalla voce solista e dai cori, con quel messaggio così astratto e così figurativo, io sono l’oro nero del sole. Ma c’è anche qualcosa che non so spiegare, che mi tocca così intimamente e che va oltre i miei gusti musicali.

Questa canzone venne pubblicata nel 1971 da una band semi-dimenticata di quell’era di grandi fermenti a cavallo tra ’60 e ’70, i Rotary Connection. La ripresero i Nuyorican Soul, identità alternativa dei Masters At Work, un duo di produttori americani di origine portoricana, abilissimi nell’ibridazione di stili e culture musicali diverse. Un capolavoro. Anche loro sono rimasti un culto di pochi. I 4Hero, tra i 3 o 4 nomi più memorabili della scena jungle, raddoppiarono il miracolo con il remix che quella notte a Londra Gilles Peterson mi rivelò. E così i capolavori sono due.

Il remix dei 4Hero

2 pensieri su “45 45s at 45: I AM THE BLACK GOLD OF THE SUN – NUYORICAN SOUL, 1997 (38/45)

  1. Con quella faccia un po’ così… Già Mc, bisogna condividere ogni riga.
    Magari colmare la lacuna. Nella trascuratezza dell’ultimo decennio, pure gli LCD Soundsystem sono passati via…
    Mea Culpa. Che poi fu un bel locale della nostra giovinezza. Dove Pio chiese, verso le 23, a un energumeno indiano padano barista, un cordino. Un vertice comico della mia vita…

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