25 25 after 89: ORANGES AND LEMONS – XTC (3/25)

xtc

Il 1989 fu per me segnato anche dal passaggio dal vinile al CD. Io ero in ritardo di qualche anno, mentre gli artisti si erano ormai rapidamente adattati al nuovo formato. In particolare, la lunghezza degli album aumentò mediamente di parecchi minuti. Dai 35-45 minuti del classico LP si passò nella maggior parte dei casi a 50-60, e spesso si copriva la capienza totale del nuovo formato realizzando quelli che su vinile erano album doppi. Il doppio album cambiò così la sua percezione nella cultura d’ascolto delle persone: fino ad allora era un passaggio ambizioso nella carriera degli artisti, un gesto importante a cui doveva corrispondere un’elevata qualità media delle canzoni e magari anche un concept, non necessariamente una storia ma almeno un immaginario riconoscibile che giustificasse lo status iconico di quelle copertine apribili, pesanti da entrambi i lati e con ancor più peso specifico nei contenuti musicali. Il CD livellò l’impatto di queste opere: esternamente non c’era differenza tra un album di 35 minuti ed uno di 75, anche se in realtà ci stavano dentro interi mondi da esplorare.

Gli XTC si erano già cimentati con il formato doppio con English Settlement del 1982, l’ultimo anno di dominio assoluto e solitario dell’LP in vinile. Già pochi anni dopo era cambiato tutto, ed Oranges and Lemons ne fu probabilmente penalizzato. Veniva dopo Skylarking dell’86, forse il loro album perfetto, e dopo i dischi “travestiti” da band psichedelica del 1967, i Dukes of Stratosphear. La loro identità era segnata da una splendida unicità, lontana da qualsiasi trend o scena, di eccezionale talento ma di limitato sex appeal (l’ingrediente misterioso che nel rock fa la differenza). Arrivati a quel punto non so cosa avrebbero potuto fare per superarsi. Un album doppio con una copertina da vintage Beatles era probabilmente l’unica mossa disponibile.

Oranges and lemons è l’album più venduto della storia degli XTC: niente di eccezionale, ma per loro un vero punto d’arrivo. E’ un gran bel disco, ma non credo sia il più amato dai fan. Troppo lungo, troppo pieno, troppo curato. Io 25 anni fa lo ascoltai distrattamente, registrandolo su una cassetta frequentata poco; per questo oggi lo apprezzo molto, trovandolo quasi completamente “nuovo”. Anche se quei “troppo” li sottoscrivo ancora tutti, penso che quando si decide di dare spazio a dischi così ci si chiede sempre cosa avessimo di più importante da ascoltare, all’epoca… E’ strano come nel pop anche la più alta genialità delle melodie e degli arrangiamenti possono venire a noia e passare via su milioni di indifferenti. Ma album così non possono non restare, qualcuno li riscoprirà anche tra parecchi decenni.

Mi sono sempre chiesto perché canzoni così belle, originali e orecchiabili abbiano avuto così poco successo commerciale. Secondo me il problema è la voce, il canto di Andy Partridge e Colin Moulding. Intonati, anche espressivi; ma troppo “di testa” per scoccare la freccia nel cuore a chi ascolta in modo distratto. Emblematico il destino dei singoli estratti da Oranges and lemons: The mayor of Simpleton è un classico pezzo degli XTC, melodico e moderno, ben bilanciato e infatti resta uno dei loro 3-4 più noti; King for a day è una delle più spinte sul lato raffinato e secondo me fa un bel buco nell’acqua; The loving è una bomba melodica potentissima, con un suono senza tempo, eppure non ci fu alcun video ed oggi non viene nemmeno mai ricordata tra i loro brani più belli. Incredibile e assurdo.

Riscuote grande affetto, invece, da parte degli happy few più fedeli al culto degli XTC la gemma con cui finisce Oranges and lemons. Chalkhills and children è anche la canzone che era lì ad aspettarmi 25 anni dopo, per entrare nella mia vita come non avrebbe potuto fare 25 anni prima. Un Partridge all’apice dell’ispirazione, la sua anima sovrapposta a quelle di John Lennon e Brian Wilson, esprime con leggerezza incantevole il quotidiano passaggio dal sogno alla realtà, dal benessere interiore alla consapevolezza della fatica che ci aspetta, quando stiamo ascoltando la nostra musica e poi finiamo e ricomincia la vita com’è.

Even I never know where I go when my eyes are closed.
Even I never spied that the scenes were posed.
Even I never knew this is what I’d be.
Even eyes never mean that you’re sure to see.

But I’m getting higher
Rolling up on three empty tyres, ‘till the
chalkhills and children
anchor my feet.
Chalkhills and children
bringing me back to earth.
Eternally and ever Ermine Street.

Sono il nostro paesaggio e i nostri figli che ci tengono ancorati al suolo, che ci riportano sul nostro pianeta. Possiamo andare lontanissimo e ovunque, e tornare eternamente e per sempre al nostro indirizzo. La musica che mi porta via, per pochi minuti o per un’ora, e le mie bambine che non me la lasciano ascoltare: questa è la mia vita, senza una di queste cose non sarei io. E non lo so, e non lo voglio sapere, chi o cosa sarei potuto diventare.

3 pensieri su “25 25 after 89: ORANGES AND LEMONS – XTC (3/25)

  1. Fino ad ora, i tre dischi che hai scelto per la serie ’25 25 after 89′ sono tra i miei album preferiti in assoluto, in particolare questo.

    • Ciao Luca, grazie. Per ora in effetti sono scelte di qualità, credo, abbastanza indiscutibile.
      Purtroppo sto andando molto a rilento.,. ma a breve pubblico il n.4
      Ovviamente non svelo i prossimi, ma se hai voglia di segnalare qualche tua preferenza di questa fatidica annata mi fa piacere.

Lascia un commento